
La seconda psico-pillola si è fatta un po’ attendere, ma come previsto faremo una breve e veloce sorvolata su un problema che si presenta più spesso di quanto si pensi.
Parliamo di difficoltà scolastiche inspiegabili.
Non stiamo quindi prendendo in considerazione le difficoltà di quei bambini/ragazzi che presentano Disturbi Specifici di Apprendimento o qualche altro ostacolo su un percorso scolastico fluido e sufficientemente facile. Stiamo considerando quei bambini/ragazzi che NON hanno alcun tipo di difficoltà nel parlare, nel leggere, nello scrivere nel contare e che spesso, comunque, se ne escono con frasi incomprensibili e quaderni inguardabili.
Qual è quindi il problema? Come mai questi bimbi/ragazzi, solitamente così brillanti e acuti, all’improvviso sembrano incapaci di pensare? Inutile dire che viene facile classificarli come svogliati e incostanti, ma facciamo attenzione a quello che loro stessi ci dicono.
Se ci sembra che nostro figlio rientri in questa categoria di “spensierati”, allora proviamo a guardare se lui per primo si stupisce di non riuscire a dire quello che sta pensando, se lui stesso non si capacita di avere la soluzione del problema di matematica, senza sapere come ottenerlo.
Se è così, rassereniamoci: probabilmente abbiamo un figlio molto intelligente.
Il fondamento neurofisiologico di questa affermazione sta nel modo in cui avviene lo sviluppo cerebrale umano.
Quando nasciamo, infatti, il nostro cervello non è completo e questo permette all’individuo di adattare le proprie strutture “di partenza” all’ambiente in cui nasce. Chi nasce in Italia, ad esempio, ha lo stesso cervello di chi nasce in Giappone, ma non sarà così quando sarà vecchio: le aree cerebrali, infatti, si saranno specializzate diversamente, quantomeno nelle zone deputate al linguaggio.
Cosa c’entra questo con i bambini di cui stavamo parlando? C’entra perché le aree cerebrali maturano dunque nel tempo, ma non tutte insieme!
E qui sta la chiave. Può accadere che la comprensione sia più veloce della produzione, che il pensiero per immagini sia più veloce di quello traducibile a parole, etc. Da qui la discrepanza da noi osservabile: hanno capito e non lo sanno dire, hanno imparato e non lo sanno fare. Il tutto si risolverà spontaneamente quindi, via via che la crescita procede. Nel frattempo possiamo aiutare questi cuccioli invitandoli a rallentare, a pensare con ordine e poi a parlare, oppure fornendo loro esempi concreti e giocosi, evitando di fare correzioni dirette. Infatti, se i nostri figli sono “pensatori veloci” probabilmente avranno una creatività estrema e una sorprendente fantasia, facciamo quindi attenzione a valorizzare questi aspetti anziché mortificarli obbligandoli alle nostre categorie di apprendimento.
Ovviamente, come sempre, questo argomento è molto più lungo e complesso di così: abbiamo qui solo lanciato un’idea, sperando sia illuminante per qualche genitore che si sta chiedendo come fare davanti ai voti di quel suo bambino che, per contro, sa creare un campo da golf solo guardando tre cose rotte!