Accade spesso che dopo una forte emozione ci ritroviamo stanchi e doloranti, non solo nell’intimo, ma anche nel corpo, sia a livello muscolare che viscerale. Come mai? Qual è la connessione? Vorrei provare a parlarne in modo molto semplice, perché sono convinta che capire i meccanismi del nostro funzionamento ci aiuti a gestirli e controllarli, per quanto possibile.
Iniziamo considerando quella miniera d’oro che è l’antica saggezza popolare. Sicuramente abbiamo sentito o usato frasi del tipo:
- “Sono teso come una corda di violino”
- “Ho i nervi a fior di pelle”
- “Stringi i denti e vai avanti”
- “Ho le spalle grosse”
- “Mi hanno fatto venire un fegato così”
- “Se non lo dico mi viene il gozzo”
E sono solo alcuni esempi, cui ciascuno di noi potrebbe aggiungerne molti altri. Pensandoci bene, quando usiamo queste espressioni, stiamo parlando di stati emotivi, eppure la metafora usa il corpo per esprimerli: è noto da sempre, quindi, che vi è una stretta correlazione tra mentale e fisico.
La relazione in termini scientifici di causa-effetto, è stata scoperta però da non molti decenni ed è ciò di cui si occupa principalmente la Psicosomatica. Sgomberiamo subito il campo dai pregiudizi: una malattia psicosomatica non è una malattia immaginaria né tanto meno una forma di conversione isterica. I disturbi che originano dagli stati interni, sono disturbi reali e da curare a tutti gli effetti, lì dove si manifestano nel corpo.
Come mai, dunque, accade ciò? Quale è la via fisica che trasforma i pensieri in contratture muscolari, gastriti, dolori? La risposta, come sempre, è multipla, ma ci focalizzeremo qui sul principale responsabile di questo fenomeno: il Sistema Nervoso Autonomo (SNA). Non mi soffermerò a descriverlo anatomicamente puntando invece su brevi riflessioni circa la sua fisiologia, sul come dovrebbe funzionare e su cosa accade quando la faccenda si inceppa.
Il SNA è costituito da due componenti, rispettivamente:
- SNA Simpatico: si attiva quando siamo in stato di allerta, quando siamo davanti ad un pericolo, quando dobbiamo decidere se attaccare o fuggire (stato di eustress: stress “buono”, utile alla sopravvivenza). Allora il nostro corpo si prepara a queste possibilità reclutando la muscolatura, aumentando la gettata cardiaca e la respirazione, rallentando il flusso sanguigno a livello viscerale, dilatando le pupille e acutizzando l’udito… tutto è pronto, insomma, per reazioni veloci e potenti.
- SNA Parasimpatico: si attiva per “spegnere” il SNA Simpatico e riportare l’organismo in quiete. I muscoli si rilassano, la circolazione si ripristina con battito cardiaco regolare e respirazione profonda, i sensi tornano a regime, gli organi interni riprendono il loro lavoro regolare… siamo in stato di recupero e ripristino.
Il guaio ha inizio quando viviamo in uno stato di stress troppo prolungato (stato di distress: stress “cattivo”, dannoso per la salute) e restiamo costantemente in attività “simpatica”. Ciò che è predisposto per rapide valutazioni e difese, diventa allora uno stato costante e da lì:
- I muscoli restano in tensione troppo a lungo: ne derivano contratture e dolori…
- Gli organi interni restano con poco flusso di sangue troppo a lungo: ne derivano coliti e gastriti…
- Il cuore pompa a mille troppo a lungo: ne derivano tachicardie, affanno respiratorio, attacchi di panico…
- La mente è impegnata nell’allerta troppo a lungo: la concentrazione e la memoria ne pagano il prezzo, l’insonnia ci fa compagnia…
- …….
In breve, il SNA Parasimpatico non riesce più a tenere a bada il SNA Simpatico.
Il sistema ormonale perde l’equilibrio e innesca una reazione a catena senza fine: più sono in allerta più mi “tiro”, più mi “tiro” più mi stanco, più sono stanco più devo stare in guardia! Se aggiungiamo anche che, in questi momenti, consumiamo grandi quantità di ATP (la molecola che veicola energia al corpo) possiamo comprendere perché in situazioni di stress cronico ci sentiamo sempre stanchi e nessun sonno è mai abbastanza ristoratore.
In modo molto semplice abbiamo cercato di capire cosa accade dunque al nostro organismo quando siamo sotto pressione e perché gli stati d’animo e gli stati fisici si alimentino a vicenda.
Ed ora la grande domanda: che fare? E’ possibile stare meglio?
Per fortuna la risposta è SI! Per fortuna ci sono vari modi per uscirne. Per non arrivare ad avere disturbi estremi, dove occorre appoggiarsi alla via farmacologica (e quando serve il farmaco, serve e non si discute), sarebbe buona cosa puntare sulla prevenzione e sul mantenimento. Ascoltarsi, imparare a riconoscere i sintomi appena si presentano e affrontarli subito se è possibile, così da non arrivare mai a quel disturbo estremo!
Per imparare ad ascoltarsi in modo efficace, può essere d’aiuto apprendere alcune Tecniche di Rilassamento, tra le quali il Training Autogeno è la tecnica più nota e, in un certo senso, il capostipite (non a caso insegnare TA richiede un titolo specifico, rigidamente regolamentato dagli ordini, in quanto espone a dei rischi chi lo pratica, se non è stato debitamente preparato). Ci sono vari tipi di tecniche quindi (vedi anche Corsi di Rilassamento) e molte sono quelle valide, nelle tue scelte puoi quindi orientarti con alcuni criteri fondamentali:
- ricorda che il Rilassamento inteso in senso medico e psicologico non è un momentaneo stato di benessere, ma un vero e proprio lavoro di ripristino dell’equilibrio tra SNA Autonomo e SNA Parasimpatico
- soluzioni troppo rapide non sono efficaci: il SNA capisce solo un linguaggio lento e regolare
- cose fatte al posto tuo non funzionano: sei tu con la tua costanza l’unico che può curare queste sintomatologie
- guardati da false promesse e accertati di esserti affidato ad un professionista vero, soprattutto non affidarti a internet
E mentre impari ad essere autonomo nella regolazione dei tuoi sistemi, puoi farti aiutare nello sblocco delle situazioni già cronicizzate: contratture muscolari, disfunzioni viscerali e stati emotivi ingestibili meritano e necessitano di attenzione specalistica (vedi anche All’Adulto – Area Motoria, All’Adulto – Area Prevenzione, All’Adolescente – Area Prevenzione).

Spero che leggere queste righe sia stato “rilassante”:
sapere cosa ci sta accadendo e che si può fare qualche cosa per stare meglio, spesso ci offre già un beneficio.